Se gli stipendi degli italiani restano congelati a decenni fa, le pensioni basse che sfiorano la soglia di povertà sono in aumento.
Conosciamo tutti la condizione dell’economia Italiana, in perenne difficoltà, rallentata da infinite manovre che non hanno mai portato agli obiettivi sperati, evasione fiscale alle stelle, normative politiche controverse e molto altro ancora. Si tratta di fattori che, nel corso del tempo, hanno determinato una profonda crisi economica, abbassando notevolmente la qualità di vita delle famiglie italiane e dei singoli cittadini.
L’Italia è l’unico paese europeo ad aver perso punti percentuale sull’aumento degli stipendi, di fatto rimasti paralizzati negli ultimi trenta anni, e di conseguenza ha mantenuto un andamento rallentato nei confronti dell’inflazione. Se il costo della vita è aumentato negli anni, gli stipendi sono rimasti fermi, facendo perdere potere di acquisto alla popolazione. Di pari passo, le pensioni, sempre più basse, tanto che oggi sfiorano la soglia di povertà. Qual è la condizione degli italiani?
I dati INPS riguardanti lo stato economico dei pensionati è drammatico: sempre più pensionati sono a rischio povertà, e la loro pensione non raggiunge i mille euro al mese. In molti casi, la pensione percepita va poco oltre l’assegno sociale. Significa che migliaia di pensionati sopravvivono, sfiorando la cosiddetta “soglia di povertà”. 300 mila pensioni erogate si aggirano sui 750 euro al mese, una condizione che mette in luce un lato spaventoso della nostra economia.
Le pensioni sono da fame, così come gli stipendi medi, tenuti elevati soltanto dagli over 55, con le fasce più giovani costrette a lavorare per stipendi non conformi al costo della vita moderna. La conseguenza è che tantissimi 30enni e 40enni sono costretti a chiedere aiuti economici ai propri genitori, con le fasce più vecchie della popolazione che ancora rappresentano una fonte preziosa per tanti giovani.
Un quadro preoccupante e spaventoso, che emerge dal report fornito dall’INPS e dai darti elaborati dall’Ires Cgil riguardanti le pensioni e gli stipendi 2025. Le retribuzioni medie pensionistiche si aggirano sui 20 mila euro l’anno, comportando grandi difficoltà economiche e sociali per gli anziani del nostro paese. L’importo medio mensile delle pensioni è di 1.486 euro, con Lazio (1.697 euro) e Lombardia (1.688 euro) in prima fila, seguite da Piemonte (1.607) ed Emilia Romagna (1.542 euro).
Tra le regioni con le pensioni medie più basse troviamo la Puglia, l’Abruzzo, l’Umbria, la Basilicata, la Calabria e il Molise, dove la media si assesta sui 988 euro. Ma uno dei dati che preoccupa maggiormente, oltre alle pensioni e agli stipendi bassi, è la bassa intensità di lavoro, con troppi lavoratori non impiegati a tempo pieno, ma che lavorano saltuariamente oppure di continuo ma per poche ore, non riuscendo a guadagnare stipendi interi e dignitosi.
Di contro, invece, ci sono i lavoratori poveri, un altro triste fenomeno tutto italiano, dove tantissime persone lavorano a tempo pieno, portando a casa però stipendi miseri. La politica dovrebbe intervenire nell’immediato, per cambiare questa situazione, attuando politiche strutturali e misure straordinarie.
Si tratta di una vera e propria emergenza socio-economica, che sta per inghiottire tutti quanti e che è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni. Andrebbero rifondati tutti i principi che regolano il lavoro, le ore impiegate e le retribuzioni giuste e idonee al costo della vita nel 2025, per offrire maggiori certezze verso il futuro dei cittadini.
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